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Buon anno Canada!

Aggiornamento: 14 gen



Andrea Boi

Amici che mi leggete, una premessa doverosa perché vorrei evitare fraintendimenti di ogni sorta anche se sono certo che chi legge e segue il mio Blog da tempo, sa bene quanto passionale possa diventare quando parlo di certi argomenti e in questo articolo forse lo sarò ancora di più, anche al costo di apparire ciò che non sono. Anno nuovo vita nuova? Si è un detto sentito e risentito, a dire il vero inutilmente usato dai più ed è per questo, e scendo subito al dunque , che voglio dire la mia sul Canada di oggi con l'auspicio che le politiche del governo attuale ma soprattutto del prossimo, possano attuare alcuni correttivi, a mio avviso necessari. Io amo il mio paese tanto da averno fatto una scelta di vita. Così dovrebbe fare chi emigra altrove d'altronde e a volte sembrerebbe quasi che questo non avvenga come dovrebbe. Arrivare da un paese straniero non è mai facile, ci si lascia dietro gli affetti, le proprie cose e soprattutto le proprie abitudini. Gli affetti rimangono con noi sempre, anzi, quando vivi fuori, l'amore e la nostalgia per chi non è con noi cresce.


Le proprie cose possono essere sostituite da altre. Se vivi qui e puoi permettertelo infatti non ti manca quasi niente. Da questo punto di vista il Canada è un paese più che permissivo. D'altronde il lavoro aiuta a realizzare quasi qualunque sogno, in un paese così fortemente orientato alla meritocrazia. Mi voglio invece soffermare un pò di più su quelle che sono le abitudini che ci portiamo dal nostro paese natio. Questa parola tuttavia può avere mille interpretazioni. Ma che cosa significa abitudini e soprattutto come dovrebbero queste adeguarsi quando si va a vivere all'estero?


Il Canada è un paese multietnico, si sa e ne ho parlato abbondantemente in questo Blog. Quello che tuttavia mi stupisce semmai è il modo in cui questa multietnicità si sta affermando. Il modello visto ultimamamente infatti sembra essere più orientato ad una mutazione progressiva di alcuni valori nazionali radicati nella storia della nazione stessa e questa percezione è fortissima specie in alcune zone del paese. Mi stupisce l'atteggiamento della politica perlopiù, perché vedete cari lettori, quello che si respira nel paese, specialmente in città tipo Toronto e Montreal sembrerebbe non tanto orientato al concetto di affermazione della diversità quando la progressiva alienazione della cultura, seppur recente, della mia Nazione, il Canada.


Fuochi d'artificio Toronto

Facciamo alcuni esempi concreti, perché credo che possano aiutarvi a capire meglio di che cosa sto parlando. L'ultimo dell'anno a Toronto ha visto un bellissimo spettacolo pirotecnico. La neo sindaca di Toronto non ha badato a spese. Semmai mi ha stupito il non aver visto svolazzare bandiere canadesi. Di contro non mancavano affatto quelle di altri paesi. Ecco, questo è un segnale che sembrerebbe affermare di come il modello multiculturale e multietnico non stia funzionando come dovrebbe essere.


Quando uso, direi con orgoglio, la bandiera dell'Italia, lo faccio in circostanze mirate e mai con l'idea di sopraffare la nazione che mi ha accolto e che amo perché vedete se sono in Canada sono prima di tutto canadese e non capirlo mi allontanerebbe da alcune dinamiche comportamentali e di accettazione del contesto in cui vivo. Questo però non significa non riconoscere il proprio patrimonio culturale. La nazionale che gioca ai mondiali ad esempio, come si potrebbe non celebrarla con il nostro tricolore ma qui il punto è un altro semmai. L'uso di un simbolo infatti, se fatto in modo alternativo, non aiuta l'affermazione della multiculturalità ma crea barriere divisive. Badate bene amici, creerei la stessa barriera se volessi circondarmi di italiani o di cose italiane in ogni cosa fatta nella mia giornata perché facendo così non soltanto correrei il rischio di non ambientarmi ma soprattutto di non riuscire a sposare in pieno lo spirito della nazione che mi ha accolto. Non è questo il Canada che voglio.


L'accoglienza deve riconoscersi nei valori della nazione ad incominciare dal rispetto dei valori e dell'identità delle popolazioni aborigene. Questo è il mio Canada. Andare ad un evento organizzato della mia città ad esempio, così come ho fatto l'ultimo dell'anno, e vedere solamente persone di origine orientale, mi fa pensare che il processo di integrazione non sia andato propriamente a buon fine perché la diversità è da cercare in ogni quando e dove e la mia percezione, anche in questa circostanza è stata di un evento organizzato e circoscritto ad una parte minoritaria della popolazione. La diversità si celebra con il riconoscimento dei valori della nazione, la stessa per tutti, anche per chi arriva qui da rifugiato. Spesso succede infatti che alcuni di essi alle volte non dimostrino gratitudine, ma resistenza all'accettazione dell'identità storica e culturale del paese che gli ha accolti.


Il modello multietnico non può essere neanche una scusa per discriminare i processi di assunzione e parlo di cose che conosco bene perché vedete, è un fatto ormai riconosciuto di come spesso le posizioni lavorative ma soprattutto la selezione dei candidati avvenga tenendo conto del loro status e provenienza e questa scelta quando non esplicitata è comunque implicita agli skills richiesti. Così ad esempio, un manager che parla Farsi o Mandarino si può prediligere ad uno bilingue. No, questo non è accettabile, perché la selezione dovrebbe considerare meriti diversi da quelli linguistici. Chi arriva qui deve imparare una delle nostre lingue e anche quando la propria continua ad essere utilizzata in famiglia, così come faccio io, non significa "pretendere" che i contesti esterni alla stessa, prevedano l'uso della propria lingua nativa.


Poi, e questa potrebbe essere un'altra ragione meritevole di attenzioni da parte delle autorità e organizzazioni atte al controllo dei capitali entranti nel paese, non si può scegliere o creare uno stream dedicato per paesi specifici, così come sta accendendo oggi, senza un assessment dei rischi annessi a questa scelta. Questa volta il pericolo non è solo quello di mancare l'obbiettivo principale del modello multietnico ma anche quello di creare dei flussi finanziari di origine incerta, che potrebbero così alterare alcuni mercati come ad esempio sta succedendo per quello immobiliare.


Alcune scelte politiche, ad esempio la necessità di incrementare il numero di PR (residenti permanenti) per anno, senza entrare nel merito dei problemi collegati alla mancanza di housing necessaria per l'accoglienza degli stessi, sta creando notevoli problemi al paese e in modo particolare ad alcune aree di esso. In un sistema in cui l'offerta è già di per sé deficitaria, l'afflusso incontrollato di migranti e capitali infatti, può portare, sta già succedendo, delle ripercussioni ulteriori sui prezzi di abitazioni e affitti. Il problema allora non è più quello di costruire più case, come dichiarato dal governo, ma quello di evitare che un'offerta incontrollata spinga un'inflazione da Demand-Pull. Questo fenomeno sta pregiudicando il futuro delle nuove generazioni e non può esserci soluzione a questo fenomeno se non chiedendo un cambio di passo nella programmazione dell'arrivo di nuovi newcomers e maggiori controlli sull'origine dei capitali in ingresso nel paese.


Potrei andare avanti con altri esempi ma chiudo dicendo che auspico il ritorno ad un modello multietnico vero. Di certo c'è che la nuova classe politica avrà da lavorare tanto per aggiustare e raddrizzare la direzione di una barca che sembra essersi allontanata troppo dal modello di paese a cui dovremmo ambire. Buon anno Canada.


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