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Immagine del redattoreAndrea Boi

Il futuro dell’immigrazione.

Aggiornamento: 22 ago 2023


Canadese avvolto con la bandiera

Un argomento indubbiamente importante per capire meglio il futuro del Canada, paese che ha fatto dell'immigrazione uno dei pilastri della sua crescita demografica ed economica. Chi legge questo blog conosce bene il mio pensiero. Il Canada è un paese quasi perfetto, sopratutto quando si vuole crescere una famiglia. Tuttavia, ed è qui che mi ricollego al titolo del post, molte cose sono cambiate negli ultimi anni e in particolare modo da quando il Covid si è affacciato nelle nostre vite.


Fortunatamente il Covid è passato ma i suoi segni sono rimasti e così pure le ferite organizzative ed economiche del paese e io aggiungerei, anche a quelle del buon senso. Appena finita la pandemia e questi sono i fatti più attuali, Occidente e Russia hanno iniziato una guerra che dura ormai da oltre un anno e che ha finito di tirare le corde di un ingranaggio già messo a dura prova dalla pandemia. L'inflazione sta agendo come una scure sulle nostre vite. Noi occidentali e canadesi per quanto mi riguarda, abbiamo visto vacillare fin troppi equilibri e in qualche caso gli effetti dell'inflazione e della poca operosità politica, hanno finito per mangiare i risparmi accumulati con fatica tanto da pregiudicare la capacità di mantenere un livello di benessere a cui la maggior parte dei popoli si erano abituati. E così abbiamo assistito ad un aumento generalizzato dei prezzi che ha toccato un po' tutti i settori.


Le cure per rimediare ai danni causati da tante scelte alcune fin troppo leggere non sono semplici e oggi paesi, come ad esempio il Canada vivono un emergenza economica che sta spingendo alcuni migranti a fare scelte alternative quali, ad esempio, decidere di spostarsi in altri paesi. Le statistiche parlano chiaro, non lo dico io ma statistics Canada. Si stima che il 15/20 % dei migranti lascerà il Canada nei prossimi 10 anni mettendo così da parte il Canadian Dream. Si sceglie di lasciare il grande nord perché si vede infranto quel sogno "americano" che specialmente oggi sembra fin troppo distante per i nuovi residenti e a quanto pare anche per chi governa il paese.


Le scelte della politica federale e locale, spesso in contrapposizioni le une con le altre stanno minacciando il futuro del Canada, o almeno di una parte della sua popolazione. I costi nel mercato immobiliare ad esempio per citare uno dei tormentoni politici e sociali degli ultimi anni, sono talmente alti e sproporzionati ai salari da aver spinto tantissime persone a lasciare le zone in cui vivevano per muoversi verso aree remote e distanti dai loro centri di interesse. Se arrivi in un paese e scegli di costruirti un futuro in una qualunque città non può certo considerarti realizzato quando errori mai risolti a livello locale e federale ti spingono a fuggire altrove, perché perfino pagare un affitto diventa una sfida da vincere in un mercato dove la domanda di case e appartamenti supera di molto l'offerta e quando alcune scelte di politica monetaria, che non voglio assolutamente discutere in questa sede, hanno minato ulteriormente la "salute finanziaria" delle famiglie.


Gli incentivi del governo sono pochi e mancano di quel pragmatismo di cui tutti quanti avremmo un gran bisogno specialmente in questo momento storico. Ad esempio, ma questa è una goccia nel mare, io stesso ho perso centinaia di dollari in benefits perché il governo, evidentemente cieco di quanto possa aver inciso l'inflazione negli equilibri di una famiglia di quattro persone, ha deciso di spostare altrove gli aiuti erogati alle famiglie con bambini piccoli.


La carbon tax ad esempio ma potrei andare avanti con tantissime altre scelte molto discutibili, ha finito di infliggere un ulteriore colpo alle tasche delle famiglie canadesi con un reddito medio e medio-basso e i famosi contribuiti e aiuti stanno finendo nelle mani di pochissime famiglie ovvero quelle che rasentano la soglia di povertà quasi a dimenticarsi che ieri come oggi sono le classi medie a contribuire maggiormente alla costruzione delle nazioni e il Canada non fa eccezione a questa regola.


Perfino qualificarsi per un mutuo è diventata un'impresa e quella famosa, chiamiamola regola o consuetudine in cui il prezzo di una casa non doveva superare 4/5 volte il reddito familiare si è persa in un mercato in cui tutto si fa tranne che pensare alle famiglie, ai giovani alla ricerca dell'acquisto della prima casa e perfino ai seniors. In questo modo continuano a comprare i soliti noti ovvero chi ha a disposizione centinaia di migliaia di dollari da versare come anticipo e i redditi familiari superiori ai 150,000 dollari. Questa condizione, sfortunatamente per noi stride con i dati statistici che parlano di un salario medio spesso insufficiente alle richieste del mercato immobiliare.


Siamo un paese di migranti fatto da migranti e probabilmente non può esserci un futuro se non programmando l'arrivo di nuove persone. Io, badate bene, non sto criticando questa scelta, io stesso sono un migrante. Il Canada necessità di nuova manodopera, specie se qualificata e vi dirò di più, sono tanti i settori qualificati ad aver bisogno di nuovi canadesi, uno fra tutto quello medico.

Tuttavia quando si programma l'arrivo di almeno 500,000 nuovi persone all'anno non si può non avere una strategia chiara sul come gestire il loro insediamento. Se è vero che un nuovo migrante non comprerà prima di 3/4 anni avrà comunque bisogno di affittare una casa o un appartamento e allora in un mercato deficitario come il nostro, come pensano i governi di impedire che domanda e offerta spingano i nuovi arrivati al limite delle loro capacità di reddito e quando questa è insufficiente anche ad utilizzare i loro risparmi? E quando questi ultimi saranno esauriti e i salari non saranno ancora sufficienti a giustificare l'acquisto, quali sono le misure politiche atte a sopperire a questa assenza di immobili? Non certo quella di programmare a tre, cinque o dieci anni perché è evidente che chi arriva in un nuovo paese non può aspettare così a lungo e se anche ci fosse questa disponibilità si correrebbe comunque il rischio di continuare a vivere con un deficit abitativo che non gioverebbe affatto all' abbassamento dei prezzi.


Le mie sono riflessioni forse banali o forse no ma io devo dare risposte a chi mi legge e magari sogna di trasferirsi da queste parti. I sogni sono desideri diceva qualcuno, oggi i desideri possono diventare incubi con una programmazione sbagliata e la politica ultimamente sembra essere la peggiore tra le risorse in questo grande paese.



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