Finito il tempo dei festeggiamenti per il Canada Day il Canada rincomincia a scavare negli antri più bui e tristi della sua storia. In tanti ci scrivono chiedendoci che cosa stia realmente succedendo da queste parti; ve lo immaginate vivere nei luoghi in cui riecheggiano le voci delle vittime innocenti di alcuni malvagi che, celandosi sotto le vesti di "timorati" di Dio, hanno torturato senza alcuna pietà bambini indifesi, il cui unico "torto" era stato quello di portare il "peso" delle proprie origini? Per i coloni, si trattava di origini ingombranti, da rimuovere a tutti i costi, perché una conquista di un territorio non poteva completarsi appieno senza una conversione delle anime e delle menti.
Il Canada sta gradualmente riportando alla luce quello che può essere tranquillamente chiamato "genocidio culturale". Sono centinaia, e si teme che questo quantitativo possa aumentare ancora di più, i corpi dei bambini emersi nelle vicinanze di un collegio religioso del Saskatchewan. Quello era uno dei luoghi della "riconversione culturale ad opera dell'invasore", posti adibiti alla conversione dei bambini indigeni in buoni canadesi. In questi vere e proprie case dell'orrore si perpetrava la violenza psicologica, si cercava di spazzare via con la forza l'identità di un popolo ingombrante, quello che oggi costituisce una parte principale delle fondamenta del Canada odierno. L'obbiettivo di queste scuole era quello di "to kill the indian in the child" a qualunque costo. A partire dalla metà del 1.800 e almeno fino al 1990, si calcola che il il governo Canadese abbia costretto almeno 150.000 bambini indigeni al ricorso della conversione culturale in scuole residenziali, per lo più gestite dalla chiesa cattolica romana. L'ultimo di questi istituti è stato chiuso, pensate un pò, alla fine degli anni '90. I bambini che vivevano in questi luoghi venivano picchiati per il solo parlare la loro lingua madre. Molti di loro subivano abusi sessuali e fisici. I dormitori, perlopiù angusti e con condizioni igieniche precarie causavano la diffusione di malattie. I bambini venivano sottratti con la forza dalle proprie famiglie, trasferiti in luoghi distanti in cui i "docenti" dell'odio avrebbero potuto iniziare la loro opera di conversione. Le ingiustizie e la malvagità umana si manifestavano verbalmente e spesso fisicamente; come già detto l'uso della lingua locale veniva punito duramente arrivando a realizzare abusi psicologici e talvolta sessuali. Alcuni bambini morivano in incidenti o nel tentativo di fuggire da questi luoghi infausti.
I fatti più recenti risalenti al mese di giugno del 2021, fanno venire alla luce i cadaveri di ben 751 bambini, ma questa è solo la punta dell'iceberg di oltre un secolo di abusi e violenze ai danni delle comunità aborigene mentre è ancora più recente la scoperta di altri 1.200 corpi che vanno così a sommarsi a un numero di vittime diventato davvero agghiacciante. Da sempre si nomina la riconciliazione ma mai come in quest'ultimo periodo questa parola ha assunto un significato così tanto importante. A pagare il prezzo di cotanta ingiustizia sono stati i veri padri fondatori del Canada, quelli rappresentati dalle First Nations, gli Inuit e i Métis. Il Canada Europeo è arrivato dopo, molto dopo. Il Premier Justin Troudeau si dice commosso e addolorato per l'eccidio subito dai popoli aborigeni. Lo stesso Trudeau dice “They are a shameful reminder of the systemic racism, discrimination, and injustice that Indigenous peoples have faced – and continue to face – in this country,” the statement read. “Together, we must acknowledge this truth, learn from our past, and walk the shared path of reconciliation, so we can build a better future.”
Dicevamo, la riconciliazione, il titolo di questo articolo, forse l'unico che ho scritto più per dovere di cronaca e per amore della giustizia che non per il piacere di parlarne perché mi sembra abbastanza ovvio, in questa vicenda non c'è onore. E' una riconciliazione necessaria, lo è sempre stata e mai come in questo momento si sete il bisogno di "ricucire" gli animi generali nella ricerca di un equilibrio che questo paese ha sempre dimostrato di poter realizzare. E' anche vero che i fatti passati e odierni, seppur vergognosi e ingiustificabili, non sono una vera rappresentazione del Canada che amiamo, perché il "nostro" Canada, quello più vero, è fatto di gente rispettosa del prossimo, delle culture e delle diversità. Ma ciò non toglie che i popoli aborigeni continuino a subire ingiustizie e discriminazione e seppur tutelati e protetti da un governo e da un popolo che ama i suoi fratelli, è indubbio che la strada da fare per ottenere una vera riconciliazione sia ancora tanta.
Quello di oggi è un Canada che sta piangendo le vittime del suo stesso percorso come nazione ma che unito, ne siamo certo, riconquisterà i cuori di quella parte di nazione che oggi lo denigra e che cerca giustizia. Sono tutti coloro che nella protesta stanno trasformando il dolore in rabbia, incendiando chiese e abbattendo le statue che molti considerano essere simboli indegni di quel Canada che oggi a tratti appare essere stato antidemocratico, repressivo e violento. La nostra fiducia è che i fatti recenti possano portare ad una vera riconciliazione, che questa possa assumere un nuovo significato e che aiuti tutto il genere umano a non commettere mai più questo genere di atrocità.
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